"Un Friuli cuore e laboratorio civico d’Europa è soltanto il passato o attualità scottante?"

08.01.2023

Così il leader di Fogolâr Politic, prof. Travain, commenta il dibattito sul rapporto tra Friulanità e attualità, promosso dalla stampa locale: "È normale e auspicabile che una grande Storia detti l'agenda ad una contemporaneità avvilente!".

"Egregio Direttore, ai margini della fulgente parata di stelle a favore della cronaca del Suo giornale, che in questi giorni ha affrontato il tema della Friulanità nell'attualità, oso contribuire con la riflessione di uno dei tanti o, forse, dei pochi, che, per decenni, liberamente ed in parte larga liberalmente - cosa singolare - ha speso del tempo e un impegno sincero per interrogarsi e per dare risposte rispetto a quesiti non certo di oggi e che paiono anzi segnare il passo in faccia al futuro. Lei prontamente richiama i lettori ad un'impellenza dell'attualità che escluderebbe, se non fraintendo, richiami al passato ed in questo erra, a mio modesto avviso. Non perché non sia vero che il tempo presente non debba leggersi scioccamente in funzione del passato stesso, ma l'incontrario, come s'è fatto ovunque per millenni e si continua a fare. Il passato, infatti, costituisce da sempre, per ogni comunità, ricettacolo di esperienze e miti od ideali, velleità e ambizioni, che quando rispondano a problemi dell'oggi, possono orientare se non persino contribuire a loro soluzione, naturalmente 'mutatis mutandis'. Il passato e i miti di un territorio non sono prigioni ostruenti il progresso e nemmeno oggetti di antiquariato: ne sono l'anima, anima di un corpo che nel tempo cambia, si trasforma, evolve, deperisce, muore e si trasforma ancora. L'anima non muore se ancora la si interpreta e si ha l'ambizione, la presunzione, di darle voce. È passato o futuro, Signor Direttore, l'idea di un Friuli vissuto e gestito concretamente quale cuore d'Europa o della Mitteleuropa, come suggeriscono certe suggestioni commemorative del tramontato Patriarcato di Aquileia od addirittura della leggenda di fondazione del 'forum' cesariano? Non può essere agenda politica questa: quella di pensare ad un Friuli ovvero ad un Friuli Venezia Giulia - riedizione ennesima e non la migliore della marca friulana - quale autocefalo crocevia di un continente seppur mai unito e pacificato, poiché di questo, per vocazione sempre rinnovata, nel bene e nel male, ne è naturalmente crogiolo politico ed economico? Sono passato oppure futuro, Signor Direttore, l'idea e l'esperienza di un controparlamento regionale, tribunato, controllo popolare degli amministrati sugli amministratori quale fu la storica Contadinanza del vecchio Friuli, oggi, in un momento in cui l'astensione elettorale persiste od aumenta senz'altro proporzionalmente alla percezione dell'inconsistenza del peso civico? Ed ancora, è passato oppure futuro l'Arengo udinese partecipativo, medievale relitto di democrazia diretta rivitalizzato da una manciata di cittadini volenterosi ma inascoltati, quando sempre meno alla cittadinanza è concesso di essere protagonista del proprio destino, quanto meno locale? Ottocento anni fa, Signor Direttore, veniva concepita la città di Udine, fucina civista di una regione in cui la stessa ha perso, ora, non senza colpe, l'originaria autorevolezza. Riandare talvolta alle radici aiuta a ritrovare se stessi: a recuperare la 'propria' tramontana in un mondo in perenne evoluzione eppure anche sempre uguale. La Storia dona tradizione, quindi, dignità e anche una qualche oggettività di base alle scelte e alle forme dell'oggi. Per questo non credo - e nemmeno Lei forse - in certe semplicistiche liquidazioni del passato ai margini della nostra vita, collettiva e individuale. Senza un approccio vivo col passato, con le sue verità e con le sue suggestioni, mancherebbe il senso dell'evoluzione e anche quello stesso di una decadenza cui trovare risposte e soluzioni. In Friuli e dovunque. E mancherebbe anche il senso di una rivoluzione, ben di là da venire...". Questa la lettera, indirizzata, domenica 8 gennaio 2023, al direttore del quotidiano udinese Messaggero Veneto, dal prof. Alberto Travain, leader del trentennale movimento civico culturale del Fogolâr Civic e della sua odierna emanazione politica denominata Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis". L'intellettuale e tribuno civista ha espresso così le sue riflessioni in ordine al tema dell'attualità o meno della Friulanità nel campo politico e sociale, tema emerso da dibattito promosso ad arte dalla testata nell'evidente imminenza delle elezioni. "Un Friuli cuore e laboratorio civico d'Europa è soltanto il passato o attualità scottante?" ribadisce a margine il professore, promotore noto di una cultura dell'innovazione sociopolitica anche attraverso una rivisitazione d'istituzioni, memorie e costumi del territorio finalizzata a recuperare od a radicare in seno allo stesso valori universali tesi al progresso dell'Umanità. "Il mio impegno assiduo pluridecennale, abbastanza isolato, inviso e deriso, spesso frainteso o mistificato, in genere oscurato dalla sedicente maggiore stampa, è comunque riuscito, anche con il supporto di qualche manipolo di generosi, a rendere vivida testimonianza ad una Storia che non si merita una posterità così inadeguata! All'incontro, è ovvio e certo anche auspicabile che una grande Storia possa dettare davvero l'agenda ad un'attualità avvilente, mediocre e superbamente autoreferenziale!".

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