Sepolta viva da una Udine perversa...

13.02.2023

A ridosso della ricorrenza dedicata agli innamorati, a Udine, Fogolâr Civic e Fogolâr Politic hanno riportato all'attenzione pubblica il caso ottocentesco della "Sepolta Viva", la giovane donna udinese cui il padre ostacolò il suo amore per un cadetto austriaco, recludendola in casa per ventidue anni. Il coordinatore fogolarista prof. Travain: "Come mai il civismo non ne ha mai fatto un simbolo locale dei diritti umani calpestati?".

A Udine, all'angolo tra Piazza Primo Maggio e Via Giovanni d'Udine, ebbe a consumarsi una vicenda tragica di amore contrastato nel capoluogo della vecchia provincia asburgica del Friuli. A ricordare quella triste storia, a ridosso delle celebrazioni internazionali della ricorrenza di San Valentino, festa degli innamorati, è stato l'euroregionalista Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic" unitamente alla correlata formazione Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis". Il 13 febbraio 2023, infatti, qualificata delegazione fogolarista si è radunata di fronte allo storico stabile affacciato al "Zardin Grant" udinese per rimembrare il feroce destino toccato ad Elisabetta Calligris, giovane udinese cui il padre risolutamente ostacolò il suo amore per un cadetto austriaco, rinchiudendola in casa per ventidue anni. "Un deferente omaggio a storici di un tempo quali Giuseppe De Piero, dalla cui opera personalmente traggo informazione del fatto in questione. Come mai sinora, però, della cosiddetta 'Sepolta Viva' di Udine, il civismo udinese e il femminismo stesso mai si sono curati? Un esempio così paradigmatico e concreto non soltanto della condizione femminile di un tempo ma della soggezione imposta agli affetti dalla convenzione e dall'interesse! Al padre della Calligaris non andava a genio l'ufficialetto 'foresto' non perché straniero ma perché spiantato. Una questione di soldi, insomma: non altro, come sarebbe piaciuto invece ai patrioti dell'Italia unita. Elisabetta, giovane ma non ragazzina, fu isolata in casa dal 1855 al 1877: vi entrò austro-veneta e vi uscì italiana. E i tribunali dell'Italia sabauda, subentrata agli Asburgo nel 1866, si immortalarono assolvendo i carcerieri della poveretta. Siamo qui a ricordare un fatto reale che la cultura e l'attivismo civici di oggi hanno rimosso sebbene si offra a pregnanti e molteplici riflessioni nell'attualità". Così, il prof. Alberto Travain, coordinatore di Fogolâr Civic e Fogolâr Politic, cui hanno fatto seguito, sulla stessa lunghezza d'onda, gli interventi della prof.ssa Renata Capria D'Aronco, presidente dell'Arengo udinese, e dello studioso sig. Alfredo Maria Barbagallo. Presente rappresentanza del movimento fogolarista, con la decana ins. Manuela Bondio, l'intendente sig.ra Marisa Celotti nonché le sodali sig.ra Rosa Masiero e sig.ra Paola Taglialegne.  

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