“Rafforzare la cittadinanza di una Udine Atene democratica del Friuli e nuova Aquileia civista del secolo XXI!”

Presentati dal leader prof. Travain gli indirizzi programmatici di Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis" per la futura amministrazione della cosiddetta "Capitâl dal Friûl", "sempre più inconsistente nelle sue velleità di capoluogo d'area e nel suo configurarsi come comunità".
"Cittadine e cittadini di Udine, alle prossime elezioni comunali facilmente non troverete, in prima persona, tra le forze in campo, questo nostro piccolo Fogolâr Politic, nuova emanazione del trentennale movimento civista del Fogolar Civic, movimento unico in tre decenni a votarsi distintamente a una pertinace rivitalizzazione di un'identità civica udinese certo ripensata, solida, radicata e inclusiva, versione locale di valori universali o transnazionali di civiltà e di comunità. Un'identità inclusivamente da rifondarsi sulla condivisione, anche interetnica e interculturale, delle tradizioni civiche locali - delle memorie, dei miti, dei sogni, che danno carattere e profondità all'essere udinesi -, patrimonio d'esperienza umana incarnato nel luogo, al cui presidio ed al cui sviluppo tutti gli udinesi, oggi - tutti gli abitanti di Udine, oggi, di qualunque grado, origine e credo - sarebbe bello fossero chiamati a contribuire, facendone scusa e anche sentimento di vera unione, di affiatamento. Ecco il vero collante di una nuova Udine! Ecco come mutare uno spazio affollato da gente varia in una piccola patria comune cosmopolita; in una famiglia; in un 'fogolâr', unito dall'orgoglio di contribuire a volgere al futuro un passato singolare, un passato glorioso, nel cuore dell'Europa. Sono decenni che pensiamo che Udine abbia bisogno di ricompattarsi, di rifondarsi come comunità. E ciò perché la comunità, quando positiva, può essere antidoto insuperabile contro la solitudine dell'individuo, contro le paure dell'individuo, contro il suo isolamento, contro il suo aggiogamento a ingiustizie e tirannidi, a prepotenze che imperversano sottotraccia anche in questo nostro apparentemente sereno Friuli. Una comunità forte, dunque, Solamente una comunità forte può permettersi di essere aperta, come reclama a gran voce il presente, poiché solamente una comunità forte non ha paura, non teme ingressioni, perché persuasa, comunque, alla fine, di prevalere. Sì, certamente: sì alle infrastrutture; sì certamente: sì agli spazi ed ai luoghi di socialità, ma la socialità non produce affatto automaticamente comunità forti senza lo stimolo di contenuti, di sentimenti, che da un lato possano essere radice e dall'altro ramo proteso al domani. Senza radici ogni ramo e ogni albero sono destinati soltanto a morire, a crollare alla prima tempesta, alla prima folata di vento. La comunità. Ciò che non siamo. Friuli Doc non è affatto il modo per rafforzarci come comunità cittadina udinese. E non lo è la Festa del Friuli di cui vantiamo un remoto titolo di capitale. Ottocento anni fa, un anonimo borgo addossato a un castello iniziava un cammino che l'avrebbe condotto non solamente ad associare a se stesso le ville contermini ma anche ad assurgere a modello civico, a comunità guida di una regione intera, a divenire guida di un Friuli civico, ribelle ai tiranni, democratico, forse - in una certa epoca - più democratico di quello di oggi. Ma chi se la sogna oggi una Udine in cui i cittadini siano chiamati, una volta all'anno, liberamente a proporre, votare, deliberare sul bene comune, senza delegare una buona volta o piatire promesse ai 'sorestants' di turno? I primi a non sognarla sono, in larga parte, i cittadini stessi, quelli assuefatti a non poter contare oppure addirittura a credersi qualcuno per il fatto di essere amici facebook di un politico o di un amministratore! Da qui, da quell'antica storia di democrazia partecipativa, oggi negata, ridimensionata, abbiamo risuscitato, nel 2015, l'Arengo civico, l'assemblea popolare della città, un'istituzione che dovrebbe essere nave ammiraglia di un civismo, di una cosiddetta società civile o cittadinanza attiva, che, a Udine, però, come certamente in altre realtà e magari anche peggio, in larghissima parte, è solo parvenza: spesse volte associazionismo volontaristico al guinzaglio di una politica fonte di finanziamenti o di potentati più o meno palesi di cui è sottobosco, massa di manovra, parcellizzata e fidelizzata da questo o da quello. Ed è un procedere - un gran procedere - a compartimenti stagni, volto a isolare in particolare chi certe logiche non le accetta... Non è civismo questo! È chiaramente una montatura, ad uso dei politici, per dimostrare di avere dalla propria una parte di piazza: clientele elettorali, ossequienti clientele che evitano lo scontro quando i loro patroni stanno al governo e si accaniscono contro il palazzo quando è occupato da parte contraria. Non è civismo questo! Non è popolo libero questo! Anche per questo motivo la mia ventilata, chiaramente guascona, candidatura a sindaco di questa città, alla guida forse dei resti di un civismo vero, non avrebbe avuto come ovvio approdo solamente una sonora sconfitta, lenita comunque dall'orgoglio guerriero di aver combattuto una buona battaglia, ma avrebbe terribilmente portato quello sparuto civismo alla conta, svelando così la magra realtà di una Udine odierna in cui la civica libertà non è affatto all'ordine del giorno, salvo casi rari che non mancheremo di considerare e anche di appoggiare . Il mio e il nostro fiasco, senza nulla togliere ad altre forze in campo, tutte onorevoli, sarebbe la tomba del civismo udinese: la presa d'atto della sua inesistenza come entità libera e veramente sovraordinata a parti e partiti. Lo so: parole gravi, forse presuntuose, queste, che pronuncio con la coscienza di chi, per trent'anni, ha cercato di tessere una tela, ostacolato da molti, deriso da tanti, aiutato da pochi, e che, dopo trent'anni, rileva che ancora né lui né altri, con lui o contro o senza di lui, sono riusciti nel buon intento di trasformare quella che ormai è solamente un'espressione geografica, anzi topografica, 'città di Udine', in una comunità cosciente, unita, orgogliosa, non facilmente manipolabile dai poteri e dai prepoteri che vi si insinuano o che la sovrastano. Se oggi Udine fosse questo, sarebbe Udine a vincere, insieme a chi l'ha sognata più bella, a chi l'ha sognata più forte, in faccia a una Contemporaneità liquida, ambigua, insidiosa. 'Dut di riviodi, alore! De rivedér tuto!". Tutto da rifondare, nell'anno in cui si dovrebbero festeggiare gli otto secoli della fondazione della città. Ebbene, noi fogolaristi certo non ci ritireremo, in un modo o nell'altro: tratteremo con tutti, a destra e a sinistra, con tutti udinesi di buona volontà: e speriamo di trovarne! Non ci arrenderemo, no: non scompariremo nel grigio incedere di questo secolo poiché siamo convinti della suprema utilità comune di un tema supremo, quello della comunità, che - come notiamo, però - non è spesso in agenda tra le forze politiche che si accingono a candidarsi alla guida della nostra Udine. E noi vorremmo una Udine popolo: popolo che conta in una città che conta, popolo sovrano della sua città ed esempio, in questo, per il territorio. Una Udine 'Atene del Friuli' o 'del Friuli Venezia Giulia' che dir si voglia, capitale democratica - democratica vera - del civismo regionale, anche di quello non c'è. E poi - mettiamoci anche questo - nel mito di Aquileia: modernizzato, internazionale, laico, capace di restituire a Udine, sua lontana e smemorata erede, un ruolo interregionale, transfrontaliero, di laboratorio, di piccolo laboratorio di civiltà, di cultura, di convivenza civile, contro la barbarie avanzante da fuori e da dentro il nostro mondo 'patacca'! Ci risentirete, ci rivedrete...! 'A riviodisi!' concittadine e concittadini udinesi: 'Se vedémo ben!'". Questo il messaggio online, diffuso il 15 gennaio 2023, dal coordinatore di Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis" prof. Alberto Travain in ordine a intenzioni e indirizzi programmatici del nuovo soggetto politico espressione del trentennale movimento culturale civista friulano ed alpino-adriatico del Fogolâr Civic all'appressarsi delle ormai imminenti elezioni comunali udinesi, in occasione delle quali la compagine cercherà alleati con cui condividere il proprio "disegno di radicamento e rafforzamento della comunità cittadina, in termini inclusivi e partecipativi all'interno e, verso l'esterno, come propulsore, raccordo e modello di cultura civica, sia regionale che transregionale e internazionale, nel mito civista cosmopolita e orgogliosamente anche localista di Madre Aquileia". "Un esperimento contemporaneo di cittadinanza democratica 'glocale' - ha soggiunto il professore - innestato su tradizioni e suggestioni autoctone accattivanti, stimolanti e accreditanti oltreché aggreganti interetnicamente per il quale certo non stona affatto il richiamo al concetto di una 'nuova Aquileia' del secolo XXI, sogno ed auspicio ma anche progetto, in una certa misura, non privo di concrete prospettive valide!".