Fogolâr Politic: “Non ci candideremo per questa volta ma ci saremo!”

Prende ancora tempo la neocostituita formazione rappresentativa dello storico movimento civista culturale friulano del Fogolâr Civic ora ormai alle soglie delle elezioni regionali e locali 2023 in Friuli Venezia Giulia. Il coordinatore prof. Travain: "Dobbiamo ancora crescere ma non saremo del tutto assenti nell'agone politico!".
È ufficiale. Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis", braccio politico del movimento culturale civista del Fogolâr Civic, non presenterà liste alle prossime elezioni regionali e locali in Friuli Venezia Giulia. Lo ha annunciato il leader della formazione prof. Alberto Travain, a mezzo pubblica allocuzione online indirizzata, il 4 febbraio 2023, a tutta la cittadinanza forogiuliana ed in particolare a quella udinese."Concittadine e concittadini del nostro Friuli Venezia Giulia ed in particolare della nostra amatissima città di Udine. Il Fogolâr Politic, braccio politico dell'ultratrentennale movimento civista culturale friulano del Fogolâr Civic, ha deciso, a questo punto, in merito alle prossime elezioni regionali e locali, quella che sarà la sua linea di condotta. E allora: non ci candideremo. Stavolta, non ci candideremo. Il nostro movimento - ultratrentennale, dicevo -, tradotto in politica da soli tre mesi, deve avere il tempo di prendere coscienza di questa nuova sua proiezione; di poter crescere, di allargarsi; d'incontrare sinergie; di raccordare; di stimolare; di avvincere: insomma, di essere sale per una politica che, non da ora, pare digiuna riguardo a certi contenuti. Abbiamo cinque anni davanti e cercheremo, con l'aiuto di tutti, di progredire in tale direzione, per un'idea di cittadinanza radicata e affiatata, rispettosa e rispettata, aperta e - ad un tempo - serrata a difesa di un bene comune; quindi, inclusiva, partecipativa: insomma, rifugio e baluardo veri di umanità e di civiltà di cui abbiamo fondamentalmente bisogno. Una 'nuova Aquileia' abbiamo sempre detto: una suggestione antica, questa. Uno slogan. Meglio, forse, 'fogolâr', focolare sociale, famiglia civica. Insomma, comunità: quello che vogliamo, quello che vorremmo e quello non siamo oppure che diciamo di essere ma resta semplicemente una chiacchiera. La comunità... La leggenda nera dei friulani divisi, perché invisi uno all'altro, non è una leggenda. La dobbiamo smettere. La dobbiamo smettere, altrimenti saremo veramente ridotti al lumicino. Ma non si può smettere dall'oggi al domani; non si può smettere se una formazione, un'educazione, ad essere migliori, non entra in campo. 'Se privi il mondo - diceva Cicerone, antico romano - della benevolenza né una casa ne una città potranno più reggere!': aveva ragione. Ed è il problema di oggi come era il problema di duemila anni fa. E, allora, non si risolverà mai... Non è vero che non si risolverà mai! Si può risolvere nella piccola misura, nella dimensione piccola. Si può trovare quella forma per avvicinarsi ad un traguardo che è traguardo permanente ed è traguardo da difendersi nel caso in cui si riesca a raggiungere. Ed eccoci qua, allora: incapaci di coesione, oltre certamente le legittime differenze che vanno rispettate e valorizzate in una coesione! E, quindi: un bel boccone per i potentati socio-economici, magari anche mafiosi, che si insinuano, subdoli, nelle nostre terre, ad insidiare le vite e libertà nostre, dei nostri padri e dei nostri figli. Dove sono finiti - mi sono sempre chiesto - gli udinesi che un tempo, con le spade, scrivevano 'Preferiamo la patria a pezzi che nostra libertà calpestata'? Dove sono finiti? Non esistono più! Ma non perché sono passati i tempi: perché non possono passare i tempi di una presa di coscienza, di un'assunzione di coscienza, rispetto a quelle che devono essere la libertà e la dignità civiche; la libertà e la dignità delle cittadinanze; la libertà e la dignità di un popolo! Forse nessuno oggi ci calpesta? O forse questa è la politica dello struzzo? Eppure questi non sono i temi in discussione. Non saranno innanzitutto i temi in discussione alle prossime elezioni regionali e alle prossime elezioni locali, nelle varie comunità, nei vari Comuni, nelle varie realtà del nostro Friuli Venezia Giulia. Non ci candideremo stavolta. Ciò che ci allarma, però, è il fatto di non vedere questi nostri temi portati in campo da altri. Vuol dire che non sono sentiti. Vuol dire che abbiamo una società che non avverte l'attacco virale cui è sottoposta ogni sua dimensione, anche nella nostra piccola regione, nelle nostre piccole città, nei nostri piccoli paesi. E una società del genere è in pericolo. Non produce anticorpi di fronte al pericolo e, quindi, è un pericolo. È un pericolo per se stessa. Lo scollamento e l'esautoramento concreti delle nostre comunità, delle nostre cittadinanze - nell'Occidente tutto, nell'Occidente globalizzato, nella nostra parte di mondo -, non sarà facilmente tema primario della prossima, dell'ormai introdotta, campagna elettorale. Campagna elettorale che seguiremo con attenzione, con senso critico, con rispetto, perché questo mai mancherà, nel nostro caso: il rispetto degli altri, degli altri soggetti, delle altre idee, pur affermando certamente le nostre. Le nostre idee. Le nostre idee, che non sono utopia, non sono sogno irrealizzabile, come dicevo. Non sono affatto un sogno irrealizzabile ma un progetto antropologico fattivamente realizzabile attraverso la destinazione di tutti i mezzi possibili e tutti i momenti disponibili in capo ad una Pubblica Amministrazione per costruire comunità. Non per promuovere semplicemente i prodotti del territorio, non per fare Friuli Doc ma per promuovere una comunità in grado di affrontare le sfide del futuro: quello che non abbiamo. Gli udinesi non sono un popolo; i friulani non sono un popolo: purtroppo questa è la cruda realtà di oggi. Noi del Friuli Venezia Giulia non siamo un popolo, quindi siamo alla mercé, siamo in balia degli eventi. Se volessero spazzarci, potrebbero farlo tranquillamente; se volessero sottometterci in vario modo, capillarmente, potrebbero farlo, che, tanto, non siamo in grado di reagire. E qua, questo, è il vero problema, che è locale e globale: qui c'è l'unione, qui c'è la saldatura. A questo problema, che è locale e globale, bisogna rispondere. La politica dello struzzo non funziona e soprattutto è lesiva dell'interesse nostro e della nostra esistenza. La comunità come rifugio e baluardo della Persona non è uno spazio da riempire, non è una piazza da affollare e basta: è il legame fondato, formato, da un sentimento che va costruito e difeso giorno per giorno. È l'irrazionale. È solo l'irrazionale, l'immateriale, che regge effettivamente il legame di una comunità. È solo l'irrazionale che non si riesce a comprare! È solo l'immateriale che non si riesce a comprare! Sono solo, forse - sarebbero, potrebbero essere - soltanto i nostri sentimenti di lealtà: di lealtà verso il nostro prossimo, verso la nostra comunità... I nostri sentimenti di unione... Se questi nostri sentimenti di unione non avessero prezzo; se noi non fossimo disponibili a venderci, perché questo irrazionale, che si chiama identità, non ci permetterebbe un tanto, ecco allora che saremmo forti. Ecco allora che saremmo fortidi fronte a chi certamente ci vuole opprimere, ci vuole usare, ci vuole calpestare. La comunità! La comunità deterrente. La comunità come - certo - il baluardo della Persona, il rifugio della Persona, la famiglia alla quale si approda soprattutto nei momenti difficili della nostra vita. Rifondare capillarmente il consorzio umano, rifondarlo dal livello locale a quello globale non è un sogno: è un tentativo di alta nobiltà, di alta dignità, e il vero grande tema che non sentiremo; che non sarà discusso, molto probabilmente anche in questa prossima campagna elettorale nel Friuli Venezia Giulia. Che dire? Seguiteci! Fogolâr Politic! Ci rivedrete!". Nella sua corposa e appassionata orazione, il prof. Travain non ha escluso eventuali espliciti appoggi elettorali esterni a candidati o forze che dovessero credibilmente condividere i punti chiave del programma fogolarista.