Alle radici di un autonomismo friulano-udinese ostile ai prepoteri globalisti

15.02.2023

Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis" ha commemorato, a Udine, in Piazza Venerio, l'assassinio di Federico Savorgnan, capo politico della Felice Unione, primo vasto partito autonomista regionale promosso dalla cosiddetta "Capitâl dal Friûl". Il leader fogolarista prof. Travain: "Oggi, questa città non sa esprimere e non sa interpretare le esigenze e le istanze di un popolo!".

Il 15 febbraio 2023, di buon mattino, Fogolâr Politic "Europa Aquileiensis", nella tradizione ultratrentennale del movimento civista di cui è espressione, ha ricordato, a Udine, in Piazza Venerio, il capo del primo grande partito autonomista friulano-udinese della Storia, Federico Savorgnan, ivi assassinato il 15 febbraio 1389. "Morto e sepolto? Fatti lontani? Per nulla! Anzi la vicenda di Federico, per altri aspetti anche controversa, sul piano politico dice tanto anche alla Udine e al Friuli di oggi!" ha dichiarato il leader della formazione, prof. Alberto Travain, ricordando come, in quel tempo lontano, un'autorità globale, Santa Romana Chiesa, si fosse permessa di usare il Friuli e territori collegati come terra da sfruttare da parte dei suoi principi, dai suoi cardinali. Ebbene, "Di bessôi!" avrebbe urlato Federico nell'arengo udinese, assemblea del popolo della città di Udine, trascinandosi dietro mezza regione. "Meglio il Friuli distrutto che la libertà oppressa" si disse, si scrisse, si proclamò. La Felice Unione, la Lega Udinese, dunque: nasceva così, nel Secondo Trecento, il più potente partito autonomista promosso dalla città di Udine alla difesa del Friuli, dei suoi interessi, delle sue sostanze, insidiate dai grandi poteri dell'epoca. Per sette anni la "Felix Liga Utinensium" seppe affrontare l'universo mondo ovvero mezza Europa. Ricordare Federico Savorgnan, assassinato plausibilmente su sollecito della Chiesa, perché capo friulano troppo indipendente e troppo abilmente collegato a livello internazionale per poter essere soggiogato e ridotto all'obbedienza, significa - ha detto Travain - fare i conti, certo, con la Storia, di ieri e di oggi. I suoi interessati detrattori - ha rimarcato il leader fogolarista - lo bollarono come venduto a Venezia, unica potenza davvero in grado di ostacolare allora l'egemonia e la prepotenza della Chiesa Cattolica e dei suoi interessi temporali e politici. Ricordare Federico - ha proseguito il tribuno - è, quindi, celebrare nell'attualità il coraggio della ribellione contro poteri globali tesi a sfruttare le realtà locali: un coraggio certamente astuto, "sitadin", mirato ad inserire la difesa dell'interesse del luogo in una scacchiera di rivalità e di contrappesi internazionali. Federico Savorgnan non fu mai veramente ridotto a mera pedina: fu pedina intelligente, raziocinante, assassinato facilmente per ordine o con il beneplacito del patriarca aquileiese Giovanni di Moravia, che ne temeva la potenza e il sostegno popolare. Un ricordo storico che non è fatto estetico, rievocazione, medievalismo folcloristico, ma lezione - ha detto Travain -, lezione politica per la più scottante e sconcertante attualità. Federico rappresentò una Udine, davvero in grado - non come quella di oggi - di mobilitare l'orgoglio e l'interesse del Friuli. Una Udine oggi inesistente che Fogolâr Politic vorrebbe, invece, nuovamente realtà concreta, del secolo XXI. Quanto antico ed attuale, allora, quel personaggio, ad un tempo friulano ed europeo, imparentato persino con la Casa imperiale romano-germanica? Federico Savorgnan richiama a tutt'oggi il sogno di una Udine vera capitale del civismo regionale, del civismo autentico, libero e attivo, non al guinzaglio di poteri sovraordinati, misera parvenza di dignità di un popolo. Una Udine appellantesi ai territori, stanchi di subire egemonie invasive. Una Udine liberatrice dalle 'catene' di poteri 'foresti' e maldestri. Sogni, suggestioni che la Storia rispolvera, se fatta parlare, richiamando davvero alla realtà. "Facciamola parlare! Non sarà tempo perso...". L'accorato discorso del prof. Travain, rilanciato anche in rete, è stato alla fine un'apologia della Storia come maestra di vita individuale e collettiva e sprone rivolto al presente e al futuro. Presente in piazza con il coordinatore della novella formazione politica, le commissarie direttive maestra Manuela Bondio e prof.ssa Renata Capria D'Aronco oltre alla segretaria sig.ra Iolanda Deana e alle militanti sig.ra Marisa Celotti, sig.ra Milvia Cuttini, dott.ssa Maria Luisa Ranzato, sig.ra Paola Taglialegne.  

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